"Il nostro tempo è limitato, per cui non lo dobbiamo sprecare vivendo la vita di qualcun altro. Non facciamoci intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciamo che il rumore delle opinioni altrui offuschi la nostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, dobbiamo avere il coraggio di seguire il nostro cuore e la nostra intuizione. In qualche modo, essi sanno che cosa vogliamo realmente diventare. Tutto il resto è secondario." S. Jobs

Le difficoltà relative al cibo, alle forme corporee e al peso sono state negli ultimi dieci anni un notevole polo di attrazione, in grado di suscitare interesse clinico e sperimentale. I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono in continuo aumento. Attualmente la terapia cognitivo comportamentale è l’approccio più efficace che permette il trattamento e la cura di tale patologia; garantendo la risoluzione di una buona quantità di casi con una bassa quantità di ricadute anche a lunga distanza.
Il trattamento attuale è stato preso in prestito dalle tecniche utilizzate negli anni settanta per contrastare la depressione ed è stato associato agli approcci comportamentali adottati per la cura dell’obesità (Fairburn et al., 2003; Beck, 1967.). I DCA, fino agli anni sessanta, prevalentemente si constatano nella popolazione femminile; molteplici fattori, recentemente, però, hanno contribuito all'inclusione degli uomini sia negli studi sul comportamento alimentare sia nelle patologie ad esso collegate. In entrambi i sessi si evidenzia un esordio di norma in età adolescenziale o pre-adolescenziale. Tra le giovani donne di età compresa tra i 12 e i 25 anni si rilevano, ogni mille soggetti, 3-5 casi di anoressia nervosa, 10-15 casi di bulimia nervosa e 40-70 casi di DCA non altrimenti specificati (binge eating disorders) (Cuzzolaro, 1993; Hoek, 2002, Cuzzolaro et al. 2008).
Tra i giovani di sesso maschile, invece, il DCA si sviluppa prevalentemente sotto forma di anoressia nervosa (reverse anorexia RA). I casi di RA maschile sono circa il 10% dei casi totali con una frequenza che va dal 3 al 20% dei DCA a seconda degli studi (Lucas et al., 1999; Pawluck et al., 1998).
Il problema centrale dei pazienti con DCA è generato dalla necessità di sentirsi valutati positivamente. Una mancanza di conferma, esterna o interna che sia, porta l’individuo con DCA ad un forte disagio emotivo che spesso viene placato o elaborato con comportamenti che alla lunga modificano l’aspetto fisico (aumento o diminuzione di peso ) e permettono il mantenimento del disturbo alimentare stesso.
Il corpo e l’aspetto fisico, per questi pazienti, viene percepito come una vetrina: le caratteristiche fisiche riflettono pienamente e completamente le caratteristiche interiori e personali. Di conseguenza il corpo deve essere perfetto, desiderabile e piacevole alla vista. Di contro se questo non avviene ovvero se si è diversi dal proprio ideale personale di bellezza si provano dei sentimenti di inadeguatezza fisica, ma soprattutto intellettiva e morale ed in alcuni casi, oltre a non accettarsi, si prova quasi disgusto per se stessi. Di conseguenza viene attivato un controllo eccessivo della forma fisica, del peso e dell’alimentazione.
Con un articolo del 2007 Dalle Grave spiega le dinamiche che sono alla base del disturbo, denunciando e confermando che l’eccessiva importanza del controllo su alimentazione, peso e forma corporea è centrale nel mantenimento dei DCA. Le caratteristiche principali del disturbo derivano infatti, direttamente o indirettamente da questa psicopatologia nucleare. Il valore personale viene misurato tramite i risultati ottenuti con il controllo sulla dieta e sulla forma fisica, mantenendo in continua attivazione uno stato di auto valutazione di tipo disfunzionale (Delle Grave 2007).
Il trattamento attuale è stato preso in prestito dalle tecniche utilizzate negli anni settanta per contrastare la depressione ed è stato associato agli approcci comportamentali adottati per la cura dell’obesità (Fairburn et al., 2003; Beck, 1967.). I DCA, fino agli anni sessanta, prevalentemente si constatano nella popolazione femminile; molteplici fattori, recentemente, però, hanno contribuito all'inclusione degli uomini sia negli studi sul comportamento alimentare sia nelle patologie ad esso collegate. In entrambi i sessi si evidenzia un esordio di norma in età adolescenziale o pre-adolescenziale. Tra le giovani donne di età compresa tra i 12 e i 25 anni si rilevano, ogni mille soggetti, 3-5 casi di anoressia nervosa, 10-15 casi di bulimia nervosa e 40-70 casi di DCA non altrimenti specificati (binge eating disorders) (Cuzzolaro, 1993; Hoek, 2002, Cuzzolaro et al. 2008).
Tra i giovani di sesso maschile, invece, il DCA si sviluppa prevalentemente sotto forma di anoressia nervosa (reverse anorexia RA). I casi di RA maschile sono circa il 10% dei casi totali con una frequenza che va dal 3 al 20% dei DCA a seconda degli studi (Lucas et al., 1999; Pawluck et al., 1998).
Il problema centrale dei pazienti con DCA è generato dalla necessità di sentirsi valutati positivamente. Una mancanza di conferma, esterna o interna che sia, porta l’individuo con DCA ad un forte disagio emotivo che spesso viene placato o elaborato con comportamenti che alla lunga modificano l’aspetto fisico (aumento o diminuzione di peso ) e permettono il mantenimento del disturbo alimentare stesso.
Il corpo e l’aspetto fisico, per questi pazienti, viene percepito come una vetrina: le caratteristiche fisiche riflettono pienamente e completamente le caratteristiche interiori e personali. Di conseguenza il corpo deve essere perfetto, desiderabile e piacevole alla vista. Di contro se questo non avviene ovvero se si è diversi dal proprio ideale personale di bellezza si provano dei sentimenti di inadeguatezza fisica, ma soprattutto intellettiva e morale ed in alcuni casi, oltre a non accettarsi, si prova quasi disgusto per se stessi. Di conseguenza viene attivato un controllo eccessivo della forma fisica, del peso e dell’alimentazione.
Con un articolo del 2007 Dalle Grave spiega le dinamiche che sono alla base del disturbo, denunciando e confermando che l’eccessiva importanza del controllo su alimentazione, peso e forma corporea è centrale nel mantenimento dei DCA. Le caratteristiche principali del disturbo derivano infatti, direttamente o indirettamente da questa psicopatologia nucleare. Il valore personale viene misurato tramite i risultati ottenuti con il controllo sulla dieta e sulla forma fisica, mantenendo in continua attivazione uno stato di auto valutazione di tipo disfunzionale (Delle Grave 2007).